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Istituto di Psicologia Somatorelazionale

Fondato e diretto da Luciano Marchino

QUELLI CHE... NON LO FANNO

12 Marzo 2018

Il sesso non li attrae, anzi li ripugna un po'. Però si amano: stanno in coppia non in "quel" modo. E a loro va bene così. 

 

Daniele ha 37 anni e non ha mai fatto sesso. Ma questo non vuol dire che non si sia mai innamorato. «Si può amare ed essere felici anche senza», racconta. «Oggi ne sono consapevole e sono sereno, ma da ragazzino non è facile sentirsi diverso dalla stragrande maggioranza dei coetanei e accettarlo». Durante l'adolescenza, l'i dea di vivere la prima esperienza sessuale non gli ha mandato in tilt corpo e cervello e, anche crescendo, il sesso non è mai stato al centro dei suoi pensieri. Anzi. Ma non per questione di timidezza o di un'educazione molto religiosa. Daniele è asessuale: non prova cioè alcuna forma di attrazione e desiderio né per le donne né per altri uomini. E del resto non è l'unico: secondo il sessuologo della Brock University (Canada) Anthony Bogaert, almeno 1'1% della popolazione mondiale non è per nulla attratto dall'idea di andare a letto con qualcuno. 

 

PIÙ DONNE. Un esercito di uomini e donne che fa a meno volentieri di un aspetto della vita che la gran parte delle persone, soprattutto tra i giovani, ritiene invece centrale nella propria esistenza. Donne, principalmente, almeno a giudicare dalle prime ricerche scientifiche condotte su questo tipo di persone: non esistono censimenti, ma quando i ricercatori han-no bisogno di reclutare soggetti ai quali chiedere 
che cosa provochi la loro indifferenza al sesso, riescono a reperire molti meno maschi che femmine. Naturalmente la causa potrebbe essere anche che le donne hanno meno problemi a dichiararsi asessuali. «In una società come la nostra in cui il sesso la fa da padrone e definisce le nostre relazioni interpersonali, l'idea di una vita senza sesso per molti può sembrare inconcepibile. Ma è un dato di fatto. Già Alfred Kinseír, studiando il comportamento sessuale degli statunitensi negli anni '40 e '50 del secolo scorso, riscontrò che una certa percentuale di donne e uomini non provava alcuna attrazione per persone dell'altro o del proprio sesso, e le definì persone senza contatti o reazioni socio-sessuali», spiega Marco Silvaggi, psicologo dell'Istituto di Sessuologia Clinica di Roma. «E stato poi Michael Storms dell'Università del Kansas, nel 1979, a parlarne per la prima volta come un orientamento sessuale, sottolineando che chi è attratto da entrambi i sessi è bisessuale, mentre chi non è attratto da nessuno è asessuale». 

 

Qualcuno di loro fa pure l'amore, ma solo per compiacenza 

 

NIENTE CHE NON VA. Da oltre una quindicina d'an-ni, in molti Paesi del mondo, le persone che fanno a meno del sesso sono organizzate in vere e proprie as-sociazioni "di categoria" Eppure, le ricerche scien-tifiche sull'asessualità sono ancora davvero poche. All'Università della British Columbia (Canada) c'è forse l'unico gruppo di scienziati che si dedica al loro studio dal punto di vista neurofisiologico. Ha scoperto, per esempio, che nel corpo degli asessuali non c'è proprio niente che non va: l'eccitazione a livello dei genitali in risposta a stimoli erotici (sono stati mostrati video hard a campioni di persone di tutti gli orienta-menti e sono state misurate le reazioni fisiologiche "locali" come l'afflusso dí sangue a pene o clitoride) è perfettamente analoga a quella degli eterosessuali, per esempio. Solo che poi, quando si chiede a uno di questi "indifferenti" quanto il 
video lo abbia coinvolto dal punto di vi-sta erotico la risposta è "pochissimo" o "per niente" Come se ci fosse un blocco tra la normale reazione fisica e la consapevolezza che questa reazione è avvenuta. Di solito infatti, quando il cervello si accorge che il corpo è eccitato, dà il via all'istinto di stare insieme a un partner. Ma a quelli come Daniele non succede. In effetti, dai primi studi qualcosa di di-verso nel cervello degli asessuali è emerso: lo stesso gruppo di ricerca ha infatti scoperto che l'asessualità tra i mancini è 2 volte e mezzo più diffusa che tra i destrimani (ed è noto che i mancini hanno una distribuzione delle aree cerebrali differente dalla media). 

 

 

NON PER FORZA CASTI. E c'è un mito da sfatare. Potrà sembrare sorprendente, ma essere asessuale non vuol sempre dire non "farlo" proprio mai: in questa variegata comunità c'è infatti anche chi fa sesso per assecondare i desideri del compagno/a (se non asessuale), chi finisce col provare attrazione per l'altro, ma solo dopo aver sviluppato un legame di coppia molto profondo, e chi pratica l'autoerotismo. «Asessualità, insomma, non significa per forza "astensione da" e anche quando una persona evita di avere contatti intimi con i possibili partner, questo comportamento non può essere confuso con la castità, che è una rinuncia volontaria o dettata da norme religiose a qualcosa che in realtà si vorrebbe fare», sottolinea Cirus Rinaldi, sociologo all'Università di Palermo, autore del saggio Sesso, sé e società (Mondadori). Asessualità non significa del resto rifiutare e fuggire le relazioni affettive. Come chiunque, anche gli asessuali desiderano conoscere persone con cui vivere emozioni (in questo caso sentendosi liberi di non fare sesso). Non a caso in Rete si trovano siti di appuntamenti esclusivamente destinati a loro, come Asexualitic.com o AceBook.net. «In effetti una persona asessuale, come tutti, potrebbe voler vivere una storia d'amore, costruire una famiglia, e anche avere figli naturali», conferma Daniele, che oggi è uno degli amministratori di Aven Italia. Aven sta per "Asexuality, visibility and education network" ed è un forum online fondato nel 2001 dall'attivista statunitense David Jay per dare visibilità e voce alle persone asessuali. 
 

MA È UNA MALATTIA? 
PRONTUARIO. L'asessualità è una patologia, un disturbo del desiderio? Per chi la vive tutti i giorni assolutamente no. E del resto non compare più nell'ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali poiché non causa stress personale (clinicamente si parla di distress), ovvero la persona non ne soffre. E, se un po' di disagio è presente, si tratta soltanto di una reazione alla percezione della disapprovazione da parte degli altri. «È assodato che l'asessualità non è il risultato di abusi nell'infanzia, né è dovuta a malattie fisiche o mentali», sottolinea lo psicologo Marco Silvaggi. Per questo, i sessuologi la considerano ormai un orientamento come un altro. 

 


 

INCOMPRENSIONE. Una community non solo virtuale: perché tramite il forum si possono organizzare anche incontri faccia a faccia con gli altri utenti, per conoscersi e condividere esperienze. E anche frustrazioni. Quando ci si dichiara apertamente asessuali, infatti, è molto comune avere a che fare con chi pensa che sotto sotto ci sia un problema di salute, magari ormonale, oppure c'è chi tira in ballo soluzioni a quello che evidente-mente considera un problema e non un modo di essere. «Io stesso mi sono dovuto confrontare con derisioni e offese. Mi sono sentito dire che devo solo trovare la persona giusta con cui fare sesso oppure che sono gay, ma non ho il coraggio di ammetterlo. E tutte queste pressioni sociali possono far male. Io sono asessuale, non sbagliato», racconta Daniele. Proprio per combattere ogni discriminazione, nel 2015 è nato anche il Gruppo Asessualità nell'ambito del circolo Arcigay Milano: «Una volta al mese ci si ritrova, si sta in un gruppo di persone che ti fa sentire bene», conclude il giovane. E dove è possibile trovare, perché no, un partner col quale... non fare l'amore.
 

Articolo di Simona Regina, Tratto da Focus n.304 febbraio 2018