Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Privacy completa.
DECLINO ACCETTO

Menu Chiuso
MENU
Logo IPSO

Istituto di Psicologia Somatorelazionale

Fondato e diretto da Luciano Marchino

COME TI STUDIO UN ORGASMO

19 Febbraio 2018

Come ti studio un l’orgasmo

 

Conoscere meglio il piacere femminile non è facile: occorre che chi lo prova resti immobile nel tubo della risonanza magnetica. Con questi risultati. 

 

Che per gli uomini (probabilmente la maggior parte) il piacere delle donne sia un mistero è quasi un luogo comune. Ma che anche la scienza - che ha scandagliato gli aspetti più reconditi del corpo e della mente umana - non abbia le idee granché chiare sul culmine del piacere femminile, può sembrare più sorprendente. Eppure è proprio così. 

 

LE RAGIONI DELL'ESTASI. Non è un argo-mento tanto facile da studiare, va detto. E non per le ragioni che sulle prime si potrebbero immaginare. Nei pochi labora-tori al mondo dove si affronta la "scienza del piacere", oggi si utilizzano soprattutto gli strumenti delle neuroscienze, macchine come quelle per effettuare la risonanza magnetica funzionale o la tomografia a emissione di positroni, per scandagliare l'attività del cervello e capire a che cosa corrisponde nella nostra testa quell'esperienza soggettiva definita orgasmo. Benché tutte le fasi della stimolazione sessuale siano state indagate in laboratorio ormai da diversi anni con una certa dovizia di dettagli, infatti, quei pochi momenti clou rimangono in parte avvolti nel buio. Le più complete immagini in tempo rea-le di quel che succede al cervello delle donne negli istanti cruciali sono state scattate di recente nel laboratorio della sessuologa e neuroscienziata Nan Jacob-son Wise, alla Rutgers University, negli Stati Uniti. Il suo è stato il primo studio in cui l'orgasmo è stato fotografato dentro il tubo della risonanza magnetica. Una decina di donne, prima da sole, poi con l'aiuto del partner, si sono stimolate fino ad arrivare all'estasi, mentre l'attività del loro cervello veniva monitorata. La stimolazione dell'area genitale, sia in autonomia, sia effettuata da un compagno, ha prodotto un'accensione di "luci" degna di un albero di Natale in varie zone cerebrali: quelle che controllano le aree del corpo toccate, ovviamente, ma anche la zona limbica (coinvolta nella risposta emotiva), e alcuni punti della corteccia, in particolare nel cosiddetto giro angolare e nell'opercolo. Queste due ultime regioni, che sembrano giocare un ruolo del tutto particolare nell'esperienza del piacere, sono le stesse di cui è stata no-tata l'attivazione in alcuni stati di percezione alterata, per esempio le esperienze extra-corporee. Potrebbe essere questo il motivo per cui l'orgasmo viene talvolta descritto come un'alterazione della co-scienza, un'estasi? Difficile dirlo. «Quel che è certo è che l'orgasmo è ciò che si de-finisce un "big event", un grosso evento nel cervello», afferma Wise. Le molte "luci" accese in quei pochi secondi corrispondono infatti all'attivazione di un gran numero di neuroni (molte "luci" = tanti neuroni). 

 

 

PER LA SCIENZA. La risonanza magnetica usata da Wise ha però un inconveniente: perché le immagini del cervello siano affidabili, bisogna che la testa del soggetto dentro al tubo, anche al culmine dell'e-stasi, resti del tutto immobile. Per ottenere lo scopo, le volontarie che si offrono per "donare il loro orgasmo alla scienza", come dice Wise, devono acconciarsi con una bardatura tipo quella di Hannibal Lecter (il cannibale del film II silenzio de-gli innocenti, 1991): un collare che blocca il collo in posizione, e una rete semirigida da modellare su misura sul viso. Dato il tipo di esperimento, e le condizioni in cui si svolge, si potrebbe pensare che non sia semplice trovare candidate disposte a una simile tortura. In realtà è l'ultimo dei problemi. «Per molte donne contribuire agli studi sull'orgasmo è un gesto femminista», osserva Wise. «11 reclutamento delle volontarie è la parte più semplice del mio lavoro». Studentesse e giovani impiegate dell'Università sono di solito entusiaste di rendersi utili. 

 

Un po' a sorpresa, neppure raggiungere l'obiettivo dentro un tubo che di solito suscita pensieri tutt'altro che sensuali, e mentre si viene osservati (gli scienziati sono presenti), è particolarmente difficile. «L'ho presa un po' come una missione da scout», ha raccontato in un articolo sul Daily Mail Rowan Pelling, una giornalista inglese che ha fatto da volontaria per uno degli esperimenti. E alla fine, dice, «ce l'ho fatta. Ho raggiunto il culmine per ben due volte». 

 

«Stimolare la mia compagna in quel tubo bianco e freddo non era facile, ma è stato molto divertente», racconta uno dei partecipanti allo studio 

 

POCO IMBARAZZO. Tutti coloro che hanno fatto da cavie del resto la pensano allo stesso modo: l'imbarazzo viene superato facilmente. «Forse ero un po' nervosa prima che l'esperimento cominciasse, ma soprattutto perché volevo avere un orgasmo perfetto, in modo che i ricercatori potessero acquisire belle immagini della risposta nel mio cervello», conferma Patricia Johnson, che ha partecipato allo studio con il marito Mark Michaels. «Tutto il processo, in verità, è molto discreto». I ricercatori osservano per tutto il tempo, ma se ne stanno nella stanza accanto, impegnati a guardare soprattutto le immagini cerebrali. I volontari intenti a stimolare le zone "giuste" sono invece nascosti dal tubo che li avvolge e dalla stanza di controllo al massimo gli operatori di laboratorio possono vedere i loro piedi. Anche nel caso che la macchina per la risonanza celi in realtà una coppia c'è poca differenza: «Certo, nelle condizioni dell'esperimento, non è semplice neppure per il partner più attento compiacere la compagna», racconta il marito di Patricia. «Mi sono sentito un po' imbranato, come da adolescente. E un po' di ansia da prestazione mi è venuta quando è stato il mio turno di entrare nella macchina. Ma non è stato per niente imbarazzante. Anzi, molto divertente». E piacevole. 

 

LA PRIMA VOLTA. Piacevole è forse la parola giusta visto che proprio Patricia ha dimostrato durante la sua "partecipazione" un aspetto importante dell'eccitazione erotica. E noto che l'immaginazione è un ingrediente fondamentale nel sesso, ma le fotografie del cervello ottenute da Wise lo hanno confermato: al solo pensiero di essere toccate, nella mente delle volontarie si attivano le stesse aree che si accendono con lo stimolo reale. Tanto che, in situazioni particolari, qualcuna arriva al culmine dell'eccitazione solo col pensiero. Non è insomma un mito quello secondo cui ci sono donne che riescono a raggiungere l'orgasmo in assenza di qualsiasi stimolo fisico. Patricia è una di queste, ma l'ha scoperto solo in quel laboratorio: «Prima non l'avevo mai prova-to, e non pensavo di riuscirci», racconta con una punta di sorpresa. 

 

L'équipe della Rutgers University ha inoltre approfondito un'altra "questione femminile" che sembrava ormai sorpassata: la differenza tra orgasmo clitorideo e vaginale. Mappando le zone corrispondenti a questi due punti sensibili nella corteccia somatosensoriale, dove vengo-no elaborate le sensazioni tattili del corpo, i ricercatori hanno scoperto che la stimolazione vaginale attiva regioni specifiche e distanti da quelle attivate con la stimolazione clitoridea. Insomma, i due orgasmi seguono realmente strade nervose e sensoriali distinte. Sul fatto che poi la sensazione provata sia differente, il dilemma resta.

 

PIACERE CONTRO DOLORE 

SOGLIA. Per la scienza, l'orgasmo è un evento che produce conseguenze ben oltre la sfera puramente sessuale. Molti studi hanno infatti confermato un'osservazione già nota: il culmine del piacere ha un potente effetto antidolorifico. Durante l'estasi, la soglia del dolore si accresce, ossia un pizzicotto che in una situazione normale farebbe assai male, non viene quasi avvertito. 

 

 

QUANDO IL CERVELLO NON SI ACCENDE 

ALTRO CHE SILENZIO. I dati ricavati alla Rutgers University con il sistema illustrato in queste pagine hanno in parte contraddetto quelli ottenuti in un altro celebre esperimento, svolto anni fa nel laboratorio di Gert Holstege, all'Università di Groeningen, in Olanda. In quel caso, il cervello delle donne durante gli istanti cruciali, a differenza di quello degli uomini, sembrava rimanere misteriosamente silente. In particolare, erano rimaste spente le aree della corteccia prefrontale coinvolte nell'autocontrollo, nel giudizio sociale, e quindi nell'ansietà e nella paura. Sembrava la conferma che nel momento dell'orgasmo si verifica un distacco totale dal mondo. Ma l'accensione a tappeto del cervello dimostrata recentemente va nella direzione opposta. La differenza nei risultati dei due esperimenti si spiega però, secondo gli scienziati, con il diverso metodo di indagine: nell'esperimento olandese, le immagini cerebrali erano state ottenute con la Pet, la tomografia a emissione di positroni, e non con la risonanza magnetica, oggi ritenuta più affidabile per questo genere di studi. 

 

50% delle donne

secondo uno studio, è convinta di aver provato un orgasmo anche se non è così. 

 

Articolo di Chiara Palmerini, Tratto da Focus n.304 febbraio 2018