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Istituto di Psicologia Somatorelazionale

Fondato e diretto da Luciano Marchino

IL DRAMMA DI UN’IDENTITÀ VUOTA: PERDERSI PER RINASCERE CON LA BIOENERGETICA

08 Marzo 2018

 

 

 

 

Ricevo un messaggio: "Ho bisogno di rivederti. È un momento difficile."

Giulia aveva fatto un breve percorso con me più spinta da suo marito e dalla crisi di coppia con lui che da una reale motivazione intrinseca. Veniva perché lui glielo aveva chiesto e lei voleva disperatamente salvare questo matrimonio, nonostante la scoperta del tradimento di lui. Era sin da subito emersa la sua forte spinta alla negazione delle sue emozioni, soffocate da un bisogno di sentirsi forte, perfetta e sempre all’altezza delle aspettative di tutti. Ricordo la fatica di aiutarla ad attraversare le sue resistenze a "scendere" e radicarsi nella sua verità, a fermarsi e mettersi in ascolto di un mondo emotivo da cui si difendeva con tutte le sue forze.

Pian piano la crisi con suo marito si risanò, anche grazie ad alcuni cambiamenti che lei riuscii a mettere in atto, assumendo posizioni più funzionali e Giulia scelse di fare una pausa dal suo percorso, mossa, dall’illusione che fosse tutto ok.

Bypassare il lavoro più profondo è una tentazione sempre dietro l’angolo. Un mio maestro un giorno mi disse: "Francesca, esistono gli obiettivi del terapeuta, quelli del paziente e quelli della terapia. Questi tre obiettivi non sempre coincidono e noi dobbiamo tenerne conto."

Sapevo che il lavoro terapeutico di Giulia non era concluso, lo sapeva anche lei e lo avevamo condiviso. Ma per ora lei sentiva che era abbastanza. E naturalmente io rispettai la sua scelta.

E poi, poi Giulia torna.

Entra nel mio studio e senza dire una parola si getta tra le mie braccia e si lascia andare ad un pianto a dirotto. Non dico nulla nemmeno io. La accolgo tra le mie braccia, sento i sussulti intensissimi nella sua pancia, respiro con lei. Quando il pianto si esaurisce riesce a proseguire verso la poltrona. Si siede.

"Ciao...mi sento disperata, non sono più io, credo di avere un forte esaurimento nervoso."
"Che succede Giulia?"
"Succede che ho deluso tutti. I miei genitori, mio marito, i miei figli...e sono crollata, non ho più voglia di vivere e mi sento una nullità. Proprio io, tu mi conoscevi. Così forte, brillante, organizzata, determinata. Com’è che mi chiamavi? Caterpillar?", dice abbozzando un sorriso forzato.

Una delle caratteristiche di Giulia era la sua immagine grandiosa, di forza e sicurezza, potere e invincibilità. Una fatica enorme a fidarsi e ad affidarsi. Un’immagine usata inconsciamente per compensare un profondo senso di inadeguatezza e la penosità della sua realtà interiore tenuta strenuamente sotto controllo. Controllo necessario per negare sentimenti di vulnerabilità inaccessibili e inaccettabili. Una vera e propria dissociazione dal proprio mondo interno. Una forsennata e compulsiva ricerca di potere, nelle relazioni, intime, al lavoro, anche con me. Numerosi i suoi tentativi di manipolarmi, la sua tendenza a non lasciarsi guidare perché questo mi avrebbe dato troppo potere su di lei, il bisogno di non cedere ad un desiderio di intimità profondissimo ma inaccettabile.

Quando decise di fare una pausa dalla terapia sentii infatti che la nostra vicinanza emotiva stava diventando troppo per lei; non era nei programmi. Insomma, lei era venuta per far contento suo marito e accadevano in terapia cosa che sfuggivano al suo controllo. Ad un certo punto sentivo che questa intimita’ tra noi diventava per lei una minaccia di reale contatto con il suo enorme bisogno negato e con la sua penosa paura, tristezza e disperazione.L’intimità espone e fa saltare la maschera.

Si tratta di persone che da bambine sono state sedotte da uno o entrambi i genitori ad aderire ad un’immagine ideale di eccezionalità o che vengono invischiate in un rapporto privilegiato con uno dei due. "Tu sarai speciale per me a patto che diventi esattamente come io mi aspetto."

Si crea così una tensione, strutturata anche nel corpo, ed uno sforzo ad essere qualcuno che non si è. La parte più autentica è vissuta come inadeguata; vergogna, umiliazione e dolore per il rifiuto di Se’ fanno da sovrane. L’identità si svuota. L’adesione ad un ideale non può che produrre una scissione da se stessi e dai propri sentimenti, dunque un vero e proprio senso di irrealtà. Il bambino o si scinde o impazzirebbe. Non può credere nei suoi sensi, perché i suoi sensi negherebbero le attese genitoriali...e perderebbe una vicinanza e approvazione indispensabile come l’aria. Una vera e propria uccisione di se stessi in cambio di un presunto amore.

Nella terapia bioenergetica il lavoro va proprio nella direzione di riprendere contatto con il proprio Sé, con la propria natura più autentica, con la verità corporea ed emozionale che è stata soppressa difensivamente. Spesso accade di dover attraversare una vera e propria area interna di lutto; rabbia e dolore, per il tradimento d’amore, per la caduta dell’illusione e dell’immagine con cui ci si è identificati e per l’uccisione della propria autenticità.

Propongo a Giulia semplicemente di sdraiarsi sul materasso, le sue gambe iniziano a vibrare all’istante e ben presto segue un pianto e urla disperate: "Ho paura di impazzire, ma io non sono pazzaaa, non sono pazzaaa. Non valgo più nulla. Non so più chi sono. Non so cosa voglio. Vorrei scappareeeeee."

"Da chi Giulia?"

"Da me, da meeeeee, è troppo doloroso sentire tutto questo. Non ho più potere sulla mia vita e nemmeno sulle persone e situazioni intorno a me. Una nullità!!!"

Le do contatto ai piedi e alla testa. Nella terapia bioenergetica è un buon modo per creare contenimento, integrazione e sostenibilità della propria esperienza interna. Le chiedo di non perdere il contatto con i miei occhi. Mentre piange e mi guarda le accarezzo il volto. Ho di fronte una bambina terrorizzata e disgregata.

Il potere, in queste personalità, è funzionale a gonfiare l’immagine di se’ che altrimenti scoppierebbe come una grossa bolla vuota e serve ad attrarre gli altri e ottenere approvazione.

Ed è proprio con questa voragine enorme, con questo vuoto che Giulia entra in contatto, nel momento in cui sente di non essere più all’altezza delle aspettative nei vari ambiti della sua vita...e sprofonda in un buco nero. L’immagine crolla. Sotto il vuoto.

"Giulia sento quanto stai soffrendo e ti capisco. Ti senti smarrita, hai perso le tue coordinate interne, non sai più chi sei.Sai, ci sono passata anche io, come te. So che in questo momento ti è difficile credere alle mie parole. Ma in questa voragine , risiede l’opportunità per te di rinascere Giulia, di rinascere alla tua verità. È dura, ma si può", le dico guardandola.

Sento che il nostro percorso riprende nell’esatto punto in cui si era interrotto.

In quell’abbandono ad un pianto disperato tra le mie braccia, senza parole. In quella resa al suo bisogno enorme di essere accolta, di poter essere sentire il mio "vai bene così come sei", ammaccata, dolente, imperfetta ma più reale.

La terapia ora può iniziare davvero.